Da quello medico-scientifico al problema dei centri sportivi dei Club, non tutti adatti a sostenere una “fase 2” con misure restringenti. I vertici del calcio studiano le linee guida da proporre al governo per tornare in campo.
Nel turbinio di questi giorni una cosa è certa: non tutti i presidenti di Serie A sono convinti che riprendere il campionato sia cosa buona e giusta. “La salute prima di tutto” è il comune pensiero dei dissidenti, in testa il patron del Torino Cairo e quello del Brescia Cellino, appoggiati nei giorni scorsi anche da Gianni Petrucci, per quattro mandati presidente del CONI – non l’ultima voce del coro quindi – e oggi numero uno della Federazione Italiana Pallacanestro.
Il basket si è fermato in ogni serie e categoria, il calcio dalla Lega Pro alla Serie A sta ancora discutendo sul come riaccendere il motore e proteggere i bilanci. «Con i morti non esiste impatto economico» aveva tuonato Petrucci, rispondendo indirettamente a chi, come la Lazio – oggi rappresentata sulla stampa dal suo portavoce, Arturo Diaconale – è fermo sostenitore della ripartenza “senza se e senza ma”. Singolare l’intervento del Club biancoceleste ieri sui media: di fronte all’emergenza che sta affliggendo intere famiglie, la società del presidente Lotito ha pensato di regolare il tono del dibattito su interferenze da bar sport, sottolineando la malafede di una figura di spessore scientifico come il professor Giovanni Rezza, responsabile del reparto malattie infettive dell’ISS – altra voce non certo marginale al coro – solo perché di fede giallorossa. Dall’alto della sua esperienza di studioso e docente, Rezza aveva esternato la sua perplessità circa l’immediata ripartenza dei campionati di calcio: «È uno sport di contatto e il contatto può favorire la circolazione del virus» ha risposto a domanda in conferenza stampa. Sottolineando poi che sarà il decisore politico a valutare il quadro nella sua complessità.
FIGC, UEFA, leghe e associazioni di categoria, governo: una catena di riunioni
Quadro che in settimana sarà letto attentamente da ogni angolazione. Saranno giorni cruciali per capire se una ricetta per la ripresa ci sarà. Intanto il Milan attende e ha già segnato a matita un asterisco sul calendario di maggio: lunedì 4 potrebbe arrivare il via libera dal governo per riprendere le sedute di allenamento, ovviamente seguendo tutte le precauzioni del caso. Le linee guida saranno abbozzate già nelle prossime ore: nella giornata di domani è in programma una riunione tra la FIGC e il comitato tecnico scientifico. Nel mentre, la UEFA proverà a stilare un calendario alternativo mirato a concludere in estate le competizione europee rimaste in sospeso. Si ipotizzano scontri a eliminazione diretta e la disputa degli stessi su campo neutro. Nella giornata di giovedì in Italia la Federazione incontrerà a distanza, in videoconferenza, le leghe, i rappresentanti dei calciatori e l’associazione degli arbitri: sarà quella l’occasione per spiegare nel dettaglio le linee impostate insieme al CTS. La proposta passerà quindi ai Ministeri della Salute e dello Sport. I Ministri Speranza e Spadafora ne valuteranno attentamente il contenuto e prenderanno infine una decisione finale.
Lunedì 4 maggio
Non prima dell’inizio della prossima settimana, curva epidemiologica permettendo, avremmo certezze sulla ripresa della Serie A. Tra i dubbi che FIGC e comitato tecnico scientifico dovranno sciogliere, c’è quello sul come mettere in condizioni i Club cosiddetti “minori”, quelli cioè che non possono contare su una completa organizzazione interna, al pari delle Società più attrezzate. Nei centri sportivi, ad esempio – che peraltro non tutte possiedono -, potrebbero essere imposte regole di prevenzione al contagio quasi a livello sanitario, con locali “blindati” e atleti, tecnici e personale sotto costante controllo medico.