Pioli aveva trovato a Lecce la chiave tattica per mettere in difficoltà gli avversari: gli inserimenti centrali delle mezzali, e soprattutto la posizione di Reijnders, tra la linea di centrocampo e difesa del 4-3-3 dei salentini. Grazie a questo fattore tattico siamo riusciti spesso a mettere l’olandese e Pobega in condizioni di arrivare al tiro o effettuare un passaggio decisivo. Una mancanza di mentalità vincente, lucidità e a volte qualità tecnica non ha permesso ai rossoneri di chiudere i primi 60 minuti in vantaggio di 3/4 gol e, di conseguenza, in abbondante anticipo la pratica Via del Mare
Pioli e l’intuizione tattica del match
A Lecce, il modulo rossonero in fase di possesso assumeva le sembianze di un ibrido tra un 4-3-3 e un 4-2-3-1. Un piccolo cambiamento tattico, pertanto, rispetto alla partita contro il PSG, in cui si è visto un chiaro 4-2-3-1. Mister Pioli ha preparato la partita sfruttando a nostro favore la pressione a zona abbastanza alta portata da mezzali ed esterni offensivi del Lecce. Saltata questa prima pressione col giro palla, Pobega si alzava molto. centralmente andando a raggiungere l’altezza di Reijnders (che non si occupava della prima costruzione dal. basso) già posizionato tra le linee di difesa e centrocampo del Lecce.
A questo punto si aprivano scenari. interessanti con incursioni centrali palla al piede delle nostre mezzali, con la possibilità di arrivare direttamente al. tiro (come in occasione del gol del raddoppio) o con la possibilità di servire gli esterni per l’uno contro uno. Oppure, gli inserimenti centrali aprivano altri spazi in mezzo al campo che venivano attaccati da Theo con un. movimento a stringere (come poco prima del gol dello 0-1). La posizione così avanzata di Reijnders, inoltre, offriva agli esterni d’attacco uno scarico vicino e comodo (utile per triangolazioni veloci) sullo sviluppo della manovra rossonera (anche qui, come in occasione del gol del raddoppio dell’olandese stesso). Cambiato il modulo dal 4-3-3 al 4-4-2, il Milan ha perso questa chiave tattica, ha perso le distanze tra i reparti, è andato in inferiorità numerica a centrocampo ed è crollato fisicamente. L’epilogo, ahimè, lo conosciamo tutti.
A Lecce abbiamo buttato altri due punti e, probabilmente, anche i sogni scudetto. Non tanto per una questione. matematica, ma perché la trasferta in Salento ci dice che non abbiamo una mentalità da squadra vincente e che può ambire al tricolore. Ciò che proprio non si riesce a mandare giù è come siamo riusciti, per due disattenzioni, a farci sfuggire di mano una partita praticamente già archiviata.