Piatek tra gol (quasi tutti su rigore) e attacchi a stampa e tifosi. Dal dito di Verona alla frase “poco carina” contro i giornalisti italiani. Il pensiero di Andreea Tolomeiu.
Tutto bello fin qui, ma torniamo a noi. Più precisamente, torniamo al nostro Milan. Più precisamente, ancora, torniamo al nostro Piatek (anche se lui non torna da noi). Abbiamo visto tutti il suo gol a Verona, il primo di tre in stagione, e vi spiego subito perché ci tengo a ricordarlo “su calcio di rigore”. Con dito davanti alla bocca per dirla proprio tutta, a zittire voci, critiche, malumori. Partiamo dall’inizio. Piatek ci ha fatti innamorare. Sì, ci ha fatti innamorare follemente a suon di gol, marcature scoppiettanti, a suon di pum pum pum. È capitato a tutti, no? Quei colpi di fulmine, quell’amore infinito, nuvole di baci e poi puff, la fine, il crollo, il nulla. Quelle cose che da un lato ti lasciano con l’amaro in bocca e dall’altro beh, ti rimane pur sempre la speranza. È stato così: Piatek di colpo si è bloccato. Puff. Niente più gol, niente più baci. Non c’è nulla che lo faccia tornare da noi. Poco entusiasmo e molta confusione.
Il cambio dell’allenatore, prima Giampaolo e ora Pioli, di certo non lo ha aiutato. Non ha aiutato poi il continuo supporto di tutti i tifosi, perché sappiamo…tanti giocatori del Milan, un po’ tutti, nell’ultimo periodo sono stati criticati fortemente, eppure, noi, sotto sotto non potevamo dimenticare quel grande amore per Kris. Ci delizia con qualche bella azione qua e là, un sorriso, un bacetto, ma i gol veri, beh, quelli sono ancora un lontano ricordo… Non è più lui. Non è il nostro Piatek di sempre. Evita di darci spiegazioni, evita di esprimersi e va in nazionale. Dove segna, non su rigore, un gol decisivo, il secondo della Polonia nella porta di Israele, e di nuovo “zittisce tutti”. Tutti, ma non me, perché è proprio ora che ho qualcosa da dire.
In questi giorni ha dichiarato (finalmente!) di non essere stato al meglio della condizione negli ultimi mesi, ma questo già lo sapevamo. Quello che non sapevamo, invece, è che i giornalisti (precisazione) italiani un giorno ti considerano “un re”, il giorno dopo “il peggiore”. Per essere precisi, ecco la sua frase durante una recente intervista rilasciata a una tv polacca: «I giornalisti italiani sono tali che un giorno sei il re e una volta il peggiore». Eh sì, questa è una vera novità, e vi spiego il perché. Intanto i giornalisti italiani hanno certamente di meglio da fare che giocare a scacchi e decidere chi sarà il re oggi e chi no. Ma sopratutto, nel caso di Piatek i giornalisti non hanno fatto altro che riportare ciò che hanno visto, ciò che abbiamo visto tutti quanti, sopratutto i tifosi. Qua è il vero problema.
Quando ti attaccano personalmente puoi difenderti quanto vuoi, ma quando viene riportata la sintesi dei fatti, e l’eco di molti tifosi, prima di parlare sarebbe forse meglio mordersi la lingua. Se per te non hanno importanza le loro parole, i loro articoli, i loro pensieri oggettivi, allora lasci intendere che non ha importanza nemmeno il pensiero di chi la domenica viene allo stadio per seguirti, spera in te, è lì, sempre a supportarti. Non è carino, caro Kris.
Perché sì, hai zittito a modo tuo tante persone già a Verona, con un gol, un rigore, ma in parte – per giunta dopo quella partita – anche tu sei stato la ragione che ha zittito una curva intera portandola al silenzio totale. In Italia, come altrove, i giornalisti raccontano le partite e i fatti. Potremmo anche dire qualcosa di carino sulla tua stupenda capigliatura, ma – che dici? – forse non è proprio il caso. Chissà, magari più in là.
Insomma, uso forse parole pungenti per il nostro grande amore, ma si sa, è proprio nei momenti di crisi che si rischia di litigare un po’ di più. Detto questo, spero che il mio pensiero venga recepito per quello che è: non una critica, ma un invito a tornare da noi. Non solo con i gol, anche con le parole. Un invito a ricordare che per noi, per chi la domenica è allo stadio o davanti alla tv, questo è amore. Il Milan è amore. E gli amori, quelli veri, possono fare giri immensi ma poi, prima o poi, ritornano. Vogliamo rivedere Piatek, vogliamo tornare a esultare per quei pum pum pum tre volte a partita. Senza dita davanti alla bocca. E vogliamo, compresi i giornalisti, poterti lodare anche più di prima.
Amore: ultimamente mi affascina molto questa parola. Rimanendo in tema, chiuderei il mio pensiero con una frase dedicata un po’ a tutti. A Piatek, al Milan, al Club, ai nostri splendidi tifosi: ricordiamoglielo al mondo chi eravamo e che potremo ritornare!