Milan-Hellas Verona ancora nella storia. Difficile da credere, Ibra ha sentenziato: «E’ arrivato il momento di dire addio al calcio, non al Milan». E la mente torna a quell’agosto del 1995: dopo l’addio di Van Basten arrivarono Weah e Baggio. Stagione non all’altezza. Dopo Maldini e Pioli, l’appello fermo e pacato della Curva Sud: «Società, vogliamo il salto di qualità».
La netta impressione è che Milan-Hellas Verona, ancora una volta, sia destinata ad essere ricordata negli anni. Ma questa volta non per essere stata fatale ai colori rossoneri, ma per «l’uom fatale», per dirla con le parole di Alessandro Manzoni, che per inciso si riferiscono al «protagonista di eccezionali vicende». Traduzione letterale che sintetizza perfettamente la figura di Zlatan Ibrahimovic, che più di tutti ha incarnato «un’idea vincente, che è l’idea di Dio», riprendendo le parole che Silvio Berlusconi scisse nella famosa lettera indirizzata a Giovanni Paolo II, in cui paragonò il Milan al Cristianesimo. Citazioni, riferimenti, paragoni che rendono l’idea della portata spirituale dell’evento: l’addio al calcio di Ibrahimovic.
Milan, l’addio al calcio di Ibra e il ricordo dell’addio di Marco Van Basten
Difficile da credere, difficile anche solo da ipotizzare fino a qualche tempo fa, ma ora c’è la data: domenica 4 giugno 2023, davanti ai 73mila di San Siro, Zlatan “senza respiro” ha sentenziato: «E’ arrivato il momento di dire addio al calcio, non al Milan». E a tanti milanisti e tifosi di bocca buona, la mente sarà tornata indietro a quell’agosto del 1995 quando, sempre a San Siro, il 31enne Marco Van Basten, in jeans, camicia rosa e giubbottino di camoscio, annunciò: «Ho deciso, smetto di combattere», il riferimento era al calvario chirurgico che aveva interessato la sua caviglia destra, compromessa già nel lontano’86, che non gli consentiva nemmeno di poter «camminare come una persona normale». Anche qui, la sofferenza di Van Basten la ritroviamo nell’ultimo anno di Ibra, da quando, era il 26 maggio 2022, dopo l’operazione al ginocchio confidò: «Mai sofferto così tanto come negli ultimi mesi, faticavo anche a dormire. Ho giocato sei mesi senza il legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro, ma avevo in mente solo di vincere lo scudetto».
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Milan, il ritorno di Ibra risultò salvifico
Eppure, al suo arrivo a Casa Milan per la seconda carriera da milanista, era difficile anche solo ipotizzare per il Milan di tornare a competere, punto. Ricordiamo, arrivò nel gennaio 2020, all’indomani del punto più basso della storia recente rossonera, quel 5-0 subito a Bergamo, con Pioli considerato un ripiego per portare a termine la stagione, Maldini e Boban in evidente difficoltà. Ibra arrivò rappresentando non la ciliegina, bensì l’intera torta. Contrariamente a quanto avveniva in passato, dove prima di Marco Van Basten venivano i Baresi, i Maldini, i Tassotti, gli Ancelotti, i cosiddetti “ossi”, che Sacchi considerava più utili dell’olandese, la ciliegina appunto. L’arrivo di Ibra sentenziò di fatto un doppio fallimento: di ben due gestioni societarie e di una politica, forzata ma anche semplicistica e controproducente, basata sui giovani. Ibra rappresentò fin da subito una boccata d’ossigeno sotto su tutti gli aspetti, ambientale, mediatico e sportivo. La sua presenza risultò salutare, per non dire salvifica.
Milan, Ibra decisivo anche senza giocare e calciatore straniero più prolifico della SerieA
Salvifica, dicevamo. Un dato su tutti, no, non è un numero, è una constatazione: Ibra dal suo arrivo è risultato decisivo anche senza giocare. Indicando la via, alzando sempre più l’asticella delle prestazioni e della convinzione dei compagni. Leao su tutti. Esemplificativo come l’abbraccio ricercato di Leao a Zlatan, in occasione del 2-1 al Verona, chiuda il cerchio con il primo abbraccio di Cagliari del gennaio 2020, alla prima apparizione con gol di Ibra e gol dello stesso Leao. Come si dice in questi casi: i grandi calciatori hanno una sorta di “sentire comune”, sanno riconoscere e apprezzare i grandi talenti sin da subito. Per completezza, dicevamo di Ibra decisivo anche senza giocare, ma doveroso riportare anche qualche dato delle sue apparizioni. Stagione 2020/’21: 19 presenze, 15 gol, frutto di ben 6 doppiette, e 2 assist. Stagione 2021/’22: 23 presenze totali, solo 7 per 90′, 8 gol e 3 assist. Infine, l’ultima stagione condita da 4 presenze, spezzoni non più di 30′, e un solo gol a Udine, l’ultimo di Ibra, il 18 marzo scorso. Dulcis in fundo, una statistica comprensiva di tutte le stagioni in Serie A: dal 2004/05 Ibra ha segnato 156 gol, che ne fanno il calciatore straniero più prolifico di sempre della Serie A.
Milan, stagione non all’altezza, il messaggio della curva alla società
SerieA che si è conclusa per il Milan con un quinto posto sul campo, al termine di una stagione molto complessa, con più ombre che luci, e sicuramente non all’altezza della squadra campione in carica con il tricolore ancora cucito sul petto. Il calcio sappiamo come sia materia opinabile, ma sul Milan concordano tutti, addetti ai lavori e gli stessi tifosi, dal bambino al più anziano, il coro è unanime: urgono rinforzi. A ribadirlo, dopo Maldini e Pioli è la Curva Sud, con un appello fermo e pacato: «Società, vogliamo il salto di qualità».
Milan, una punta e l’esterno destro offensivo
Pioli più di così non può fare, Maldini e Massara hanno sbagliato gli acquisti dello scorso mercato estivo, ma hanno fatto talmente bene nell’estate 2021 da garantire un minimo di ossatura e continuità alla squadra che, ribadiamolo, così non è più in grado di competere la prossima stagione. Servono rinforzi. Rinforzi importanti, in ruoli nevralgici. Un compito tutt’altro che semplice per la dirigenza. Perché dovranno essere acquisti “titolari”, come la punta e l’esterno destro offensivo. Due ruoli chiave, che non si possono sbagliare. La punta, che andrà a prendere l’eredità di Zlatan Ibrahimovic e dovrà dialogare con Rafael Leao, dovrà essere la punta titolare della prossima stagione e possibilmente del prossimo futuro del Milan, dovrà essere integra fisicamente e garantire 20 gol a stagione. Al netto dei 100 milioni, i nomi non risultano di certo immediati. Dicasi lo stesso per l’esterno destro d’attacco. Due acquisti, due titolari, che dovranno rendere, altrimenti rischiano di far crollare tutta la struttura. Due grandi acquisti, dopo un addio commosso, proprio come nell’estate 1995 quando arrivarono George Weah e Roberto Baggio…
Milan, servirà diversificare la fase offensiva
Soprattutto, serviranno alternative al gioco offensivo. La partita contro il Verona in questo senso è stata esemplificativa: nel primo tempo con Leao puntualmente triplicato, a fronte di un 80% di possesso palla, il Milan ha fatto fatica a rendersi pericoloso e ha finito per subire l’1-1. Nella ripresa, complice un Verona più intraprendente, si sono aperte praterie che sappiamo esaltare Leao e compagni. Il rischio è che al primo derby, con Barella pronto ad intervenire su Leao già a metà campo, si presentino subito i problemi di questa stagione. Servono alternative, ma soprattutto servirà diversificare la fase offensiva.
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