Leao, primi segnali di puro talento. La qualità del filato c’è, ora spetta a Giampaolo tessere la trama.
Il Milan l’ha cercato da tempo, seguito attentamente e ora ha affondato il colpo. Non è una sorpresa Rafael Leao per la dirigenza rossonera, lo è di certo per i tifosi che hanno iniziato ad apprezzarne volontà e movenze nell’ultimo test di precampionato a Pristina contro il Feronikeli.
Leao ricorda M’Baye Niang. Stessa altezza (1,88 metri), stessa potenza, stessa agilità nonostante la stazza importante. Un elemento duttile (può giocare sia da prima punta sia da seconda) che ben si inserisce nel nuovo mosaico offensivo di Mister Giampaolo. Il tecnico di Bellinzona dovrà lavorare sodo sul giocatore e sul ragazzo, un lavoro di testa, psicologico prima ancora che tecnico. Perché Milano non è Lille e San Siro non è il “Pierre Mauroy”. In Kosovo non ha segnato ma ha fatto segnare, altra peculiarità del nuovo Milan: si difende di squadra e si avanza di squadra, non importa chi lascia il segno in fondo alla porta. Giampaolo l’ha detto fin dall’inizio: «Non ci sono giocatori forti e giocatori deboli, ci sono solo giocatori affidabili», pronti a mettersi in gioco e ad aiutarsi.
«Ha il talento per giocare in tutti i migliori club europei», ha detto Tiago Fernandes, allenatore di Leao ai tempi delle giovanili dello Sporting. «L’ho conosciuto quando aveva appena 12-13 anni – ha svelato ai microfoni di TMW –, l’ho allenato in quasi tutte le squadre giovanili dello Sporting fino al suo debutto in prima squadra. Solo Cristiano Ronaldo a Lisbona aveva il suo stesso talento a quell’età, ve lo garantisco. Ruolo? Rafael è un numero 9, ha sempre giocato lì. Mi ricorda Ronaldo il ‘Fenomeno’ per velocità, tecnica e qualità quando deve essere decisivo. Ho allenato tanti ragazzi: lui è stato indubbiamente il migliore. Può risolvere una partita da solo».