La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Jeda, ex attaccante che ha militato in diverse squadre della Serie A. La storia del brasiliano è un viaggio di andata e ritorno tra il Brasile e l’Italia. Dal Vicenza, fino alla passata esperienza come allenatore delle giovanili del Lecco. Attraverso anche una grande crescita con la maglia di Cagliari e Lecce in Serie A.
Nell’intervista che vi proponiamo abbiamo sviscerato diversi argomenti tra cui Milan-Fiorentina, i problemi della gestione nelle partite e anche dei blackout della squadra di Pioli. Ecco di seguito l’intervista completa.
Il Milan sembra avere molte difficoltà in questa parte di stagione, secondo lei i rossoneri restano comunque da scudetto?
«Per me i rossoneri sono e restano da scudetto. Partiamo da un presupposto: le difficoltà che il Milan sta riscontrando sono legati senza dubbio ai troppi infortuni. Se sommiamo tutti questi problemi fisici alla squalifica di Giroud, che è comunque il migliore attaccante per gol, la strada si complica. Il Milan è una buona squadra quando ha tutti calciatori a disposizione, non a caso nelle prime giornate si trovava in testa alla classifica. Pioli deve sperare nel recupero di tutte le sue pedine, a quel punto io metto i rossoneri insieme all’Inter e alla Juventus per la vittoria finale».
Sabato sera ci sarà Milan-Fiorentina, senza Giroud, Leao (e Okafor) che partita si aspetta?
«Sarà una partita molto complicata, senza questi calciatori il Milan è chiaramente meno pericoloso. Bisogna avere fiducia in Jovic, poi è chiaro che in termini di prestazioni è chiamato a dare in questo momento qualcosa in più. Per me contro la Fiorentina, Jovic ha la possibilità di far ricredere Pioli e se fossi in lui non sprecherei questa importante chance. Il Milan deve essere aggressivo e molto concentrato, perché la squadra di Italiano concede tanto in difesa, ma in attacco ha gli elementi per mettere in difficoltà i rossoneri».
La partita di Napoli e quella di Lecce hanno evidenziato tutti i problemi della gestione del risultato, secondo lei quali sono le cause?
«I due pareggi sono molto simili per come sono arrivati. A Napoli il Milan ha messo sotto gli azzurri e poteva fare anche altri gol, stessa cosa a Lecce dove nel primo tempo i rossoneri sono stati perfetti. Secondo me è una questione mentale, appena prende gol il Milan crolla mentalmente e non riesce più a reagire. Il discorso è anche legato a una questione di bassa tenuta fisica, non a caso in queste due partite le rimonte sono arrivate nei secondi tempi. Poi qui entra in gioco anche la bravura dell’allenatore, che in questi momenti deve cercare la soluzione per portare a casa le vittorie, anche perché un club come il Milan i non può permettersi di perdere così tanti punti da situazione di vantaggio».
Uno dei calciatori che quest’anno sta faticando è Theo Hernandez, secondo lei da che cosa è condizionato?
«Io credo che tutti i calciatori quando giocano per una squadra professionistica devono soltanto pensare a fare bene con quel club. Theo Hernandez è un uomo mercato del Milan, molto ambito e desiderato da tante società. Lui è un calciatore eccezionale nel suo ruolo e in questi anni con i rossoneri è diventato un terzino più completo. A me sembra che sia molto distratto quest’anno, magari sente la mancanza di altri leader in squadra e qui mi riallaccio al discorso iniziale: in questo Milan per vincere mancano dei veri trascinatori. In questo momento però, Theo deve caricarsi la squadra sulle spalle perché i rossoneri hanno bisogno di carisma».
Nelle ultime settimane è rimbalzato molto il nome di Camarda, vista la poca incisività degli attaccanti rossoneri. In questo momento, lei ci punterebbe?
«Camarda è un ragazzo che sta crescendo, non possiamo ancora parlare di buon calciatore perché è ancora molto giovane. Ha gli occhi puntati soprattutto dagli addetti ai lavori, e sicuramente avrà il suo spazio. Per ora io non ci punterei, anche perché vorrebbe dire cancellare il mercato estivo. In questo momento bisogna gestire Camarda e se fossi in Pioli lo farei giocare quando le cose vanno bene e non adesso. Per me il Milan deve lavorare con i calciatori che ha e cercare di stimolarli».