Fabio Capello ha parlato del nuovo ruolo di Ibrahimovic, da dirigente “mascherato” da advisor. «Dovrà mantenere la sua personalità e il coraggio di assumersi le responsabilità» ha detto l’ex tecnico del Milan, ma anche di Roma, Juventus e Real Madrid. «In questo non deve cambiare. Ma anche usare l’intelligenza che ha per sapersi adeguare al ruolo. Sapere dove e quando intervenire per fare il bene di tutti, aprendosi al confronto».
Capello è stato il primo allenatore di Ibrahimovic in Italia, quando quasi vent’anni fa il gigante di Malmoe sbarcò alla Juventus in uscita dall’Ajax: «Allora gli dicevo che aveva i piedi di legno – racconta sulle colonne della Gazzetta dello Sport – che faceva solo numeri da circo. Così si fermava a calciare e lo abbiamo aiutato a diventare quello che poi è diventato». Cosa deve cambiare oggi in questa sua nuova veste? «Potrà suonare strano – spiega Capello – ma stavolta dovrà riuscire a essere umile in un ruolo che per lui sarà completamente nuovo».
Capello su Ibra dirigente
Con Zlatan Ibrahimovic al suo fianco (anche se non sarà sempre presente a Milanello) Stefano Pioli si sentirà sicuramente meno solo: «Specie se i confini – commenta Capello – saranno ben definiti oltre tutta la diplomazia che ha accompagnato il suo ritorno. Allo stesso modo è l’aspetto che più mi preoccupa: una figura che potrà relazionarsi con la squadra non oscura la leadership dell’allenatore nei confronti del gruppo? Dopo l’addio di Maldini e Massara la proprietà ritiene che Pioli sia andato meno bene e che per questo abbia bisogno di un “collaboratore”? A un allenatore serve mantenere una credibilità totale verso i suoi interlocutori».
«Zlatan non ha più il pallone tra i piedi, deve imparare a incidere in altro modo e per questo ci vorrà tempo anche per lui, una sorta di periodo di apprendistato – continua Capello nella sua intervista su Gazzetta -. Ma dovrà impegnarsi, studiare, capire, imparare cosa dover fare. Tra far parte di uno spogliatoio e non farne parte ma avere comunque voce in capitolo c’è una grande differenza… Delle responsabilità, per fortuna, non ha mai avuto paura. Certo se parteciperà a scelte tecniche a livello dirigenziale potrà finire anche lui tra gli “imputati” insieme al Club. Ma per prima cosa occorre chiarire i rapporti con l’allenatore, e soprattutto come Ibrahimovic si inserirà nella relazione tra Pioli e la squadra».