Nessun impatto sul Financial Fair Play. Il “piano Ibra” mette tutti d’accordo, anche il campione svedese.
Il destino del Milan, passato di proprietà in più stagioni (da Fininvest ai cinesi, ora al fondo Elliot) è oggi ingarbugliato dentro la fitta matassa del Financial Fair Play. In un concetto molto semplice: puoi spendere ciò che incassi, “costruisci” solo se chiudi il bilancio della stagione in parità. Senza trofei, senza Champions, senza un nuovo impulso di ricavi dall’area commerciale il rischio è di restarne “imprigionati” per troppe stagioni. Dal 2015 il Milan è in costante perdita, un circolo vizioso causato dalle malgestioni delle proprietà precedenti a quella attuale e che – fino all’estate – a livello di sanzioni solo per il triennio 2015-2016-2017 imponeva alla Società rossonera di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2021. Da qui il Settlement agreement di giugno-luglio tra il Fondo Elliott e l’Uefa, ossia un patteggiamento per allungare i tempi e avere quindi più respiro: oggi il Milan deve rientrare nei paletti imposti dal massimo organo calcistico europeo entro il 2024. Le perdite delle stagioni successive al 2017 hanno avuto una conseguenza ancora più grave: Milan escluso dalle coppe.
Il Club però guarda al futuro con serenità e trasparenza. Ha già mostrato alla Uefa di aver avviato un percorso intelligente e sostenibile. È la mission del Milan, che tra le altre ha lanciato importanti novità “di contorno” che hanno già lasciato un segno positivo e tangibile: Milanello ha oggi una nuova pelle, più moderna e funzionale, San Siro offre una experience ai fan a livelli mai visti, la comunicazione visual del brand ha un impatto brillante e di altissimo livello. Il Milan oggi è più Milan di quanto dica il campo (merito dei nuovi proprietari), dentro il rettangolo verde invece la storia purtroppo è cambiata: la strada intrapresa (squadra giovane, tecnico visionario…) ha trovato qualche prevedibile intoppo, nulla però che non sia superabile col buonsenso. Con l’intelligenza, parola più volte utilizzata dai dirigenti rossoneri. L’intelligenza nelle scelte.
La nascita di un nuovo stadio per Milano è una delle iniziative di svolta fondamentali per il futuro: il Club oggi investe per aumentare il proprio appeal e allinearsi con i top club europei anche in ottica ricavi. Il ritorno di Ibrahimovic, non solo per una valenza tecnica, è un altro evento fondamentale. Diciamo subito che Ibra nelle casse del Club non graverebbe col costo del cartellino avendo status di svincolato. Nessun impatto sul Financial Fair Play. Da tener conto c’è solo l’ingaggio. Dettagli. L’operazione è semplice: gran parte dei 6 milioni di euro che il Club potrebbe offrire a Zlatan per 18 mesi di contratto (il doppio circa al lordo), verrebbero recuperati da addii a fine campionato e cessioni nel mercato di gennaio. Tra tutti, la separazione di Lucas Biglia dal Milan al 30 giugno 2020, il suo ultimo giorno in rossonero: solo l’argentino percepisce 3,5 milioni di euro a stagione. All’ultimo piano di Casa Milan il giro dei conti è iniziato qualche settimana fa e si è concluso con un netto “sì”. Ora il Club è al lavoro su altri numeri, quello ad esempio che Ibra indosserà sulla sua nuova maglia. Il Club sogna di presentarlo già domenica 15 dicembre contro il Sassuolo a San Siro, in occasione della festa per il 120° Anniversario della storia rossonera. Se i tempi lo permetteranno. Presentarlo nel tempio con una maglia speciale. Pelle rossonera e inserti oro. Oro, come le coppe che la Società ha collezionato in oltre un Secolo e che vuole presto tornare ad alzare al cielo. Oro, come il luccichio negli occhi dei tifosi.