L’intervista esclusiva del mensile “Forza Milan!” all’esterno spagnolo.
Prima intervista esclusiva con Gerard Deulofeu, uno dei rinforzi del mercato invernale, subito protagonista in campo. «Ho cominciato a giocare a 4 anni, a 9 prendevo il taxi per andare agli allenamenti del Barcellona. Il calcio è da sempre in cima ai miei interessi e lo vivo fino in fondo».
Prima di arrivare al Milan, hai giocato in Spagna e Inghilterra: quali differenze hai trovato in quanto a stili di vita?
«Sinceramente non ci ho fatto caso, perché la mia priorità è la squadra. Penso alle prossime sfide, mi concentro sull’avversario e sono felice quando vince il Milan. Da quando sono diventato professionista, ho messo il calcio in cima ai miei interessi e lo vivo fino in fondo».
Quando hai capito che saresti potuto diventare un calciatore professionista?
«Non ricordo un momento particolare, posso dirti però che il calcio mi ha tenuto compagnia fin da piccolo. Ho iniziato a quattro anni seguendo mio padre, anche lui calciatore ma non a livello professionistico. Ricordo che quando arrivavo con lui al campo mi davano un pallone e mi piaceva moltissimo…evidentemente era scritto nel mio destino».
Dalla Masia, la “casa” del Barcellona per i giovani, a Milanello: come ti trovi?
«Milanello mi piace moltissimo, sia per le strutture sia per l’ambiente. Trovo che sia stupendo allenarsi nel bosco, qui riesci a rilassarti e a staccare la spina. Mi è capitato di starci anche fuori orario: mia moglie è rimasta in Spagna perché è in dolce attesa e io, vivendo per il momento da solo, ho preferito spesso fermarmi qui a dormire per potermi preparare meglio ai successivi allenamenti. Per me è una grande comodità».
Che differenze ci sono tra i paesi nei quali hai giocato?
«Partendo dal presupposto che il calcio è migliorato dappertutto, ho notato che in Italia viene prestata maggiore attenzione alla tattica, soprattutto in difesa. Ogni avversario riesce a metterti in difficoltà, segnare qui è più difficile che altrove. In Inghilterra le squadre giocano più aperte e non è raro assistere a partite ricche di gol, la Liga invece è una sintesi tra i due campionati e il livello tecnico forse è superiore, perché in Spagna giocano i migliori».
Quattro anni fa il quotidiano Marca ti dedicò la copertina definendoti il nuovo Messi. Quanto hanno influito certi giudizi nel corso della tua carriera?
“Alla fine sono stati più un danno che un vantaggio. Di solito non leggo i giornali, ma quel titolo a cui ti riferisci lo ricordo bene e ha finito per nuocermi, suscitando troppe aspettative tra i tifosi del Barcellona. Di Messi ce n’è uno solo“.
C’è un compagno del tuo passato recente con il quale torneresti a giocare volentieri?
“Con alcuni colleghi sono rimasto in contatto. Parlo del difensore della Lazio Patric e dell’attaccante della Fiorentina Tello, che come me provengono dalla cantera del Barcellona. Altri due non giocano in Italia ma li sento spesso: Jean Marie Dongou che ora milita nel Saragozza e Iker Muniain dell’Athletic Bilbao. Con quest’ultimo ci diciamo spesso che sarebbe bello poter giocare, un giorno, nella stessa squadra“.
È difficile avere amicizie nel calcio?
“Penso di sì. I miei amici nell’ambiente si contano sulle dita di una mano“.
E fuori dal calcio?
“Mi è rimasto qualche amico d’infanzia. Esco poco e non faccio vita mondana, il tempo libero mi piace trascorrerlo con la mia famiglia oppure con quella di mia moglie“.
Qual è il tuo sogno da calciatore?
“Il mio sogno è nel presente, per esperienza ho imparato che è meglio dimenticare in fretta il passato e concentrarsi sull’attualità. Il futuro arriverà, ora chiedo solo di continuare a vivere il momento felice che sto passando con il Milan“.
Chi sono i tuoi miti dello sport?
“Nel calcio Ronaldinho, che ho ammirato quando giocava nel Barcellona. Per me è sempre stato un punto di riferimento“.
Fonte: AC Milan