Riguardo l’indagine sulla cessione del Milan, sono state individuate delle incongruenze: ecco ciò che gli inquirenti hanno scoperto
La notizia dell’indagine sulla cessione del Milan ha sconvolto il mondo rossonero nel pomeriggio di oggi. Secondo quanto ipotizzato dalla Procura di Milano, il club sarebbe ancora sotto il controllo del precedente proprietario, ovvero il fondo Elliott e non di RedBird, il tutto all’insaputa della Figc. Per questo sono finiti nel registro degli indagati l’ad Giorgio Furlani e l’ex ad Ivan Gazidis.
Come riferito dal Corriere della Sera, gli inquirenti hanno studiato le ufficiali catene societarie di controllo del Milan dopo il passaggio di proprietà, e hanno individuato singolarità e incongruenze. Una di queste è che in cima alla catena di Gerry Cardinale non apparisse una sua azienda, ma una sigla societaria collocata in Delaware, allo stesso indirizzo di due società che avevano, per conto di Elliott, la maggioranza della società usata per acquistare il Milan, ovvero “Project Redblack”.
Cessione Milan, cosa hanno individuato gli inquirenti
Cessione Milan, individuate incongruenze: cosa hanno scoperto gli inquirenti
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Dalle carte depositate alla Sec (equivalente USA della Consob italiana), inoltre, sembrerebbe che la maggior parte della tranche di soldi utilizzati dal fondo RedBird per comprare il Milan sia venuta da una società non riconducibile a RedBird.
C’è poi un altro documento acquisito dagli inquirenti. Si tratta di uno scritto interno al Milan, in cui si presenta l’assetto attuale della società, preparato per i colloqui che la dirigenza ha avuto nelle settimane scorse con potenziali acquirenti o investitori arabi. Secondo l’interpretazione della Guardia di Finanza, l’influenza dominante sul Milan sarebbe tutt’oggi non di RedBird, ma ancora di Elliott. La chiave sarebbe il “vender loan agreement” con cui Elliott aveva prestato 560 milioni a RedBird per raggiungere la cifra di 1,2 miliardi dell’acquisizione.