Arbitri, un sistema in avaria totale: l’assistente tecnologico, così come ora concepito, non piace proprio a nessuno
Arbitri, Var e polemiche: siamo alle solite. Anche nel turno di campionato appena concluso l’utilizzo del Video Assistant Referee ha scatenato diverse polemiche. In casa Milan, ad esempio, non è piaciuta la lunga, lunghissima attesa – quasi sei minuti di gioco – sulla rete del momentaneo vantaggio firmata da Theo Hernandez. Un caso ai limiti del comico, con l’arbitro Fabbri praticamente “isolato” dai suoi collaboratori a causa di un malfunzionamenteo dell’audio. Partita ferma e tifosi con l’urlo di gioia strozzato in gola per una rete che già in tempo reale non lasciava dubbio alcuno sulla propria regolarità.
L’altro episodio, sempre riferito all’anticipo serale di sabato sera, è stata la rimessa laterale che ha poi portato alla rete del figlio d’arte – ed ex di turno – Daniel Maldini. Ma è stato il posticipo tra Juventus e Inter (gara dei veleni per eccellenza) a scatenare, in tal senso, l’ennesima bufera settimanale.
Var e arbitri al centro della bufera
Arbitri, aVARia totale: ecco perché l’assistente tecnologico non piace a nessuno
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Al minuto 63′ di una gara tutto sommato tranquilla, su azione d’angolo Danilo sovrasta De Vrij e sigla il raddoppio dei padroni di casa. Ma una volta sistemato il pallone sulla linea di metà campo il gioco non riprende. Doveri richiamato dal Var annulla la marcatura, in quanto il capitano bianconero (contemporaneamente in contrasto e in acrobazia) è “colpevole” di un tocco di mano. Ma sulla stessa azione è il centrale olandese che trattiene l’arto superiore dell’avversario. Comportamento quindi – sempre guardando l’azione al rallentatore – punibile con la massima punizione.
La memoria torna subito al 25 febbraio scorso, quando a San Siro l’udinese Udogie pareggiò i conti con un evidente tocco di braccio. Misfatto rivisto al Var ma allora giudicato come regolare. Il bollettino degli episodi dubbi sui quali evidentemente neanche la tecnologia riesce a dare risposta certa è ormai numericamente illimitato.
Così come – in linea generale – la tecnica dovrebbe esaltare l’uomo e non renderlo schiavo, la sensazione è che questo strumento che avrebbe dovuto ridurre al minimo l’errore arbitrale stia al contrario deresponsabilizzando i fischietti stessi. Peggiorandone le prestazioni. Attese infinite, decisioni sbagliate, fischi invertiti. Errare comunque rimane cosa umana. Ma, cari arbitri, affidare il proprio destino esclusivamente alla matematicità delle macchine non ha proprio senso. Anche quando si parla di pallone.