Il numero uno del Milan Gerry Cardinale deve dimostrare ai tifosi orgoglio, ambizioni e senso di appartenenza. Tutto quello che ora non c’è!
Idee vere poche. E poco chiare. Ma il Milan di oggi non è quello di ieri. E ieri sta per quello di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. Certo, quando si torna così indietro con il passato non è mai positivo. Assolutamente no. Non può esserlo. E così non lo è nemmeno ora…
Oggi Gerry Cardinale ha acquistato Zlatan Ibrahimovic. Lo ha comprato come suo uomo immagine. Un’immagine forte. Molto forte. Ma non sufficiente per fermare la delusione social del tifoso del Milan. Impossiibile. Almeno per ora. Già perché il Milan è lontano da tutto e da tutti.
Bisognava prendere Antonio Conte non Paulo Fonseca. È la prima critica e non l’ultima di una scelta che rischia di pesare e non poco nell’economia di una stagione lunga e piena di insidie a cominciare da una nuova Champions League. Lunga e faticosa.
E poi Joushe Zirkzee. Arriva, non arriva o va da un’altra parte? Più facile l’ultima possibilità. Più facile perché la politica di Gerry è risaputa: non si pagano commissioni milionarie. Figurati se imposte, se dovute solo per avere il sì del giocatore che, sulla carta, c’è già. Diciamo ci sarebbe. Perché poi la forza mediatica rossonera (come delle altre grandi a dire il vero), è anche quella di far credere che se non arriva qualcuno è solo colpa degli altri, perché lui, perchè l’attaccante del Bologna vuole solo il Milan…
Milan, Gerry Cardinale è l’ora dimostrare tutta la tua ambizione!
Milan, caro Gerry Cardinale serve orgoglio, ambizioni e senso di appartenenza. E ora siamo a zero…
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Manca il numero nove. Manca da due stagioni almeno al di là dei numeri sempre eccezionali di Olivier Giroud. Numeri da grande. Ma il Milan deve guardare avanti. E avanti significa prendere un attaccante giovane, di prospettiva. Un nuovo Marco Van Basten. Scusate il nome. Ma è quello che mi viene sempre in mente dopo averlo visto qualche settimana fa a Milano, al fianco di Carlo Pellegatti e Pep Di Stefano.
Serve anche un nuovo Kjaer, il ritorno di Tonali, serve un altro Bennacer. Servono i rinnovi di Maignan e Theo Hernandez. Già serve soprattutto dare un segnale a chi c’è già. Perché chi c’è già comincia a pensare che il Milan non sia più il Milan di Paolo Maldini e Frederic Massara.
Ora c’è quello di Giorgio Furlani. C’è il Milan di Ibra. Ben diverso da tutto. Servirebbe così poco per far bene. Servirebbe una programmazione, un progetto e un cambio d’ideologia sul mercato. Il mercato deve cominciare ma c’è chi come l’Inter che l’ha già praticamente finito. Beati loro…