Il giovane centrocampista rossonero Tommaso Pobega, intervistato da Carlo Pellegatti, ha parlato delle prime emozioni vissute da calciatore del Milan e del percorso accademico portato avanti insieme a quello sportivo.
Il centrocampista del Milan, Tommaso Pobega, classe 1999, si racconta in uno speciale Q&A realizzato da StarCasinò Sport, Official Partner di AC Milan, insieme al giornalista Carlo Pellegatti.
Diploma di Liceo Scientifico, il calciatore triestino si è laureato recentemente in Economia Aziendale con una tesi dedicata proprio al club rossonero: «I miei genitori mi hanno dato una forte etica dello studio – spiega –. All’inizio non li volevo deludere ma poi è diventata una mia ambizione. Ho scritto la tesi sul Milan perché le società di calcio non sono solo numeri a bilancio ma c’è un grande contesto dietro: tifosi, partner, clienti e stakeholder. Volevo approfondire tutto questo».
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La passione per il calcio, come quella per lo studio, nasce molti anni fa quando Pobega era un bambino con tanti sogni: «Da piccolo ero un centrocampista irrequieto, correvo da tutte le parti. Il mio idolo? Bastian Schweinsteiger, ero biondo, giocavo al centro e quindi cercavo di immedesimarmi in lui».
Pobega: «Al Milan c’è tutto»
Pobega è tornato a vestire la maglia rossonera dopo importanti esperienze in altre squadre di Serie A, in cui ha avuto l’opportunità fare esperienza e crescere come professionista. Il ritorno a Milanello è stato come se lo immaginava: «Conoscevo già tutta l’organizzazione, qui c’è tutto quello di cui abbiamo bisogno per farci trovare pronti ai vari impegni. Il gruppo è di altissimo livello e staff e compagni cercano sempre di mettermi nelle condizioni migliori per fare il mio lavoro». Sulle parentesi con Ternana, Pordenone, Spezia e Torino: «Mentirei se dicessi di no, ma è sempre stato un percorso e la società è stata sempre molto chiara. Volevo i trasferimenti, perché volevo crescere e migliorare. Percorso condiviso da me e dalla società».
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Milan, Pobega punta in alto: «Vi spiego dove voglio migliorare…»
I gol contro Dinamo Zagabria, Roma e Bologna
Nelle presenze sul terreno di gioco, il numero 32 è riuscito a segnare una rete sia in Serie A che in Champions League, la prima in assoluto nella competizione. Carlo Pellegatti gli ha chiesto di ricordare quei momenti: «Il gol in campionato me lo sono goduto di più perché ero più consapevole e mi ricordo sia l’azione sia che cosa ho pensato. Dopo aver segnato ho alzato lo sguardo e ho visto la Curva Sud in delirio, è stato bellissimo. Quello con la Dinamo Zagabria è stato un misto di emozioni e non ho capito niente. Nell’intervista post-partita mi è stato chiesto di descrivere l’azione ma non me la ricordavo, avevo un vuoto e sono dovuto andare a rivederla».
Pobega e il futuro, la crescita è solo all’inizio
Nonostante la giovane età, Pobega è consapevole degli aspetti su cui deve ancora lavorare, come ha sottolineato lui stesso: «Devo migliorare nella lucidità delle scelte, nella precisione e nella pulizia di passaggio e nell’evitare gli errori banali. In campo mi contraddistingue la generosità e il voler sempre aiutare i compagni, sia in fase offensiva che difensiva».
Nella sua crescita è stato fondamentale il lavoro fatto dagli allenatori che ha avuto lungo il suo cammino: «Vincenzo Italiano mi ha fatto focalizzare sulle posture del corpo, sulla tecnica e sulla lettura tattica. È stato importantissimo nel mio primo anno di Serie A. Con Ivan Juric ho fatto un lavoro fisico più intenso e faticoso e sono migliorato sulla sicurezza, visto che ci faceva sempre giocare uno contro uno con l’avversario. Stefano Pioli mi sta aiutando nel trovare l’aspetto su cui migliorare, il mio punto debole che diventa l’obiettivo quotidiano e settimanale».
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