«Dietro Donnarumma c’è un altro portiere che mi dicono altrettanto bravo, di un anno più giovane» è stata una frase del presidente del Milan Silvio Berlusconi passata pressoché sotto traccia, ma che in realtà parlava già di Alessandro Plizzari. La face in un momento di “caos”, nel bel mezzo della vendita del club. In realtà stava parlando di un portiere cremasco in ascesa, classe 2000, 187 centimetri d’altezza, e parecchi taccuini positivi riempiti dagli scout internazionali. Titolare della Primavera dopo un buon Europeo U17, Plizzari si era messo in luce per la grande abilità di parare rigori.
Nel luglio 2017 si decide di mandarlo a farsi le ossa alla Ternana, in Serie B. Una piazza importante, una grossa opportunità. Praticamente raccoglie 19 gettoni in campionato, alternando ottimi voti in pagella a errori di gioventù e qualche critica della stampa rossoverde. Scotta la retrocessione a fine campionato. Rientrato al Milan, vi rimane per la stagione successiva come terzo portiere senza però esordire mai.
L’anno successivo sarà a Livorno, sempre in cadetteria. Stagione tutto sommato positiva con 21 presenze, 40 gol subiti e un 14° posto. per il portiere, in una stagione tutto sommato positiva. Altro giro alla Reggina, sempre in B: là gli viene preferito Guarna, e da gennaio 2021 non vede più il campo. Quest’ultima stagione inizia con uno stop di 3 mesi: tendinopatia rotulea bilaterale. A gennaio è in prestito al Lecce ma colleziona solo 3 presenze.
Milan, la lunga parabola di Alessandro Plizzari
Con un contratto firmato sino al giugno del 2023, Alessandro ha bisogno di riprendersi il palcoscenico che gli spetta: nelle ultime ore si è parlato di un possibile prestito a Brescia o a Cagliari, due platee importantissime con obiettivi di livello, dove potrebbe aspirare (incroci di mercato permettendo) alla titolarità del ruolo.
L’alternativa lo vede rimanere in rosa a Milanello, alle spalle dell’intoccabile Mike Maignan e degli esperti Tătărușanu e Mirante (che starebbe trattando il rinnovo annuale), con poche possibilità di mettersi in mostra: prospettiva poco allettante, soprattutto per la voglia di rivalsa di un talento che, tornando all’Europeo Under 17, era compagno di squadra tra gli altri di Kean, Scamacca, Frattesi, Gabbia, Bellanova.
Gli anni passano e l’etichetta di enfant prodige sembra sbiadirsi, macchiata: ma ricordiamoci che stiamo parlando di un classe 2000, di un ragazzo che giocava a 15 anni in Primavera, un vero talento che ha fatto più di mezzo campionato da titolare a 17 anni, subendo i pesanti paragoni con un collega solamente di un anno più vecchio, e accollandosi sulle sue spalle le aspettative di tutti. Il Milan, oggi, ha il suo guardiano. Per il domani, i colori rossoneri ti aspettano, Alessandro.