Chi è Dominik Szoboszlai? Sono fermamente convinto che nel mondo del calcio la cosa più bella non sia lo sport in sé, ma quello che ci gira intorno. Perché dietro a un pallone che rotola ci sono eventi politici e culturali che hanno cambiato per sempre pagine di storia. È il caso dell’Ungheria dei primi anni ’50, che ora, grazie a un talento sui radar del Milan, potrebbe finalmente riapparire nella cartina dell’Europa.
Chi è Dominik Szoboszlai: all’ombra di Haland
Dominik Szoboszlai a Salisburgo ha letteralmente cronometrato l’intera rosa, e non me ne voglia il buon Haland (ennesimo talento scovato dalla Red Bull di Rangnick) ma senza i palloni del magiaro forse avrebbe segnato anche qualche gol in meno. Ma d’altronde è anche una questione di ruoli, c’è chi fa tutto (Szoboszlai) e chi viene riconosciuto da tutto il continente (Haland…che fa gol grazie a Szoboszlai). Forse l’ombra di Haland l’ha oscurato anche troppo. Se prima dell’arrivo a Dortmund del norvegese aveste chiesto ai tifosi di alcune squadre straniere chi volessero comprare dal Salisburgo, la risposta sarebbe stata sempre la stessa: Herling Braut Haland. Ma se aveste chiesto a un tifoso del Salisburgo chi avrebbe voluto tenersi nessun dubbio, stessa risposta per tutti anche qua: Dominik Szoboszlai. Parlo al passato perché, diciamocelo chiaramente, l’ungherese non può restare nel campionato austriaco. Se non verrà al Milan andrà sicuramente da qualche altra parte.
Szoboszlai Milan: l’Ungheria sulle spalle
Quando sulle spalle hai il peso di un’intera nazione, o sei bravo a gestire la pressione o cadi nell’oblio di un dimenticatoio senza fine. Per il momento (forse sarebbe meglio dire per fortuna, però siamo prudenti) questo, al nostro Dominik, non è ancora successo. Però, per capire meglio che cosa rappresenti il ragazzo per Budapest e dintorni, bisogna fare un salto indietro nel tempo di settant’anni. Mentre Dominik, come del resto i suoi genitori, non è ancora nato, il nonno riesce ad assistere coi propri occhi alla nascita della nazionale più forte del ventesimo secolo. L’Ungheria? Ma come! Esatto, e lo sarebbe stata anche nel ventunesimo se la Spagna non fosse improvvisamente apparsa negli albo d’oro del mondo del calcio. Ora, premesso che quello che sto per scrivere è sì un dato di fatto ma è anche una leggenda metropolitana, riavvolgiamo il nastro e andiamo agli inizi degli anni ’50.
Szoboszlai Milan: alle origini del mito
L’Italia si sta apprestando ad attraversare il duro periodo del dopoguerra e le nazioni cosiddette vincitrici in campo bellico stanno per pianificare la divisione di centinaia di migliaia di famiglie: il muro di Berlino. In tutto questo c’è l’Ungheria, una nazione sotto il potere sovietico e messa malissimo sul piano socio-economico. Una nazione che però ha qualcosa che gli altri non hanno, si chiama Ferenc Puskàs e gioca per la nazionale di calcio più forte d’Europa. La chiamano Aranycsapat (la squadra d’oro), hanno battuto tutto e tutti senza perdere neanche una partita tra amichevoli e gare ufficiali. Vincono l’olimpiade finlandese del 1952 e abbattono l’Inghilterra l’anno successivo a Wembley per 6-3…mica male! Ogni volta che i magiari scendono in campo, c’è un’intera nazione frastornata da povertà e guerra che per pochi minuti riesce a staccare da quel brutto momento, a riversarsi sulle strade con amici e parenti e bandiere. Quanto può essere fondamentale il calcio!
Szoboszlai Milan: 1954, la fine del calcio ungherese
Chi è Dominik Szoboszlai? Continuiamo nella storia… Un semplice pallone può dunque davvero aiutare una nazione. Nel 1954 in Svizzera ci sono i mondiali e la squadra d’oro ci arriva con un numero di sconfitte negli ultimi quattro anni pari a zero, oltre che con il titolo di campioni olimpici. Battono, anzi demoliscono, tutti. Compreso il Brasile che sta per diventare la squadra di Pelè, vincono con un “facile” 7-1 e vanno in finale. Ad attenderli ci sono i tedeschi, a Budapest sono sicuri di poter vincere, le bandiere cominciano ad addobbare la Capitale, un semplice sport ha il potere di far uscire dalla guerra un’intera nazione. All’intervallo è 2-0 per l’Ungheria, al termine della partita 2-3…per la Germania. La squadra di calcio più forte al mondo sparisce di fatto dalla cartina europea, proprio a un passo dall’olimpo. Ma non è tanto la sconfitta contro i tedeschi a farla uscire, probabilmente avrebbero potuto vincere i mondiali successivi in Svezia, ma quello che succede dopo. In Ungheria si scatena la rabbia e scoppia “la rivoluzione ungherese”, che verrà sedata da alcuni carri armati sovietici e un numero impressionante di morti. È una diaspora, nessuno dei calciatori protagonisti di quella squadra vuole rimanere nel Paese, alcuni addirittura vengono dati per morti. Ci piace pensare che se quella finale fosse andata secondo i piani sarebbero cambiati anche i libri di storia contemporanea. Poteva essere la squadra più forte di sempre, poteva essere ma non lo è stata.
Dominik Szoboszlai: nel nome di Ferenc Puskàs
Ferenc, inizialmente, viene dato anche lui per morto a Budapest. In realtà ha semplicemente preferito continuare a vivere in pace con la propria famiglia e il calcio. Sceglie Madrid come destinazione ideale, in Spagna vincerà tre Coppe dei Campioni consecutive. La squadra ungherese era costruita sul blocco dei club più forti d’Ungheria: l’Honved e il Videoton. Proprio a Videoton inizia a giocare Szoboszlai. Un ragazzo con l’aria da predestinato, lo si capisce dalla sua testa: mentalità da campione e freddezza da leader. No, non può essere veramente un classe 2000 Dominik Szoboszlai. In patria l’hanno già etichettato come un simbolo per tutto il movimento, una vera e propria icona non per il calcio ungherese ma per l’Ungheria intera, che è ben diverso. Cresciuto coi racconti del nonno su Puskasd, con una nazione sulle spalle e un futuro ancora tutto da scrivere. Non stupitevi se in futuro vedremo molti ungheresi (che tra l’altro sono pure simpatici) a San Siro, potrebbe essere abbastanza normale.