Tutti i giocatori del Milan sono rientrati a Milano tranne Zlatan Ibrahimovic rimasto a Stoccolma con la famiglia…
Non è mai passata per la mente di Zlatan Ibrahimovic l’idea di interrompere in anticipo la sua avventura in rossonero. Arrivato nel mercato di gennaio da svincolato, dopo aver chiuso il capitolo della sua carriera ai Los Angeles Galaxy, il campione svedese si era accordato con il Milan per sei mesi di contratto (in scadenza il 30 giugno prossimo) e la possibilità di prolungare per un’altra intera stagione al raggiungimento del traguardo Champions.
Si è preso sulle spalle il Milan, l’ha trascinato fuori dal tunnel di fine dicembre e ha restituito un po’ di orgoglio a tutto l’ambiente. Gran parte della squadra ha tratto beneficio dalla sua cura stimolante, da Castillejo che ha trovato in campo più minuti e ritmo ad Ante Rebic, a cui Ibra ha sollevato la pressione di stampa e club, a Rafael Leao che si è spento a fine gennaio ma per un paio di settimane con Zlatan al suo fianco è sembrato tutto un altro giocatore.
Milan, meglio la vita di Stoccolma per Zlatan
Milan, tutti a Milano tranne Zlatan Ibrahimovic
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L’emergenza scatenata dal Coronavirus ha cristallizzato campionato e allenamenti, e così Ibra è rientrato nella sua Svezia, in famiglia, per sostenere come tutti i suoi compagni il periodo di auto-isolamento. Si fa per dire, visto che le restrizioni che hanno riguardato il Paese scandinavo sono state fin da subito meno rigide rispetto a quelle imposte dalle amministrazioni in Italia: sì agli spostamenti, no agli assembramenti. Zlatan ha così vissuto una specie di vacanza forzata nella suggestiva isola di Davenso, di cui è proprietario nel lago Mälaren, a ovest di Stoccolma, insieme alla moglie Helena e i due figli Maximilian e Vincent. Si è allenato regolarmente nella sua palestra seguendo i consigli dello staff dei preparatori del Milan, ma anche in gruppo sul campo con l’Hammarby, il club di Stoccolma di cui detiene il 25% delle quote.
Milan già al lavoro
In Italia, intanto, per giorni si sono susseguiti dibattiti e scontri su riaperture, svincoli al lockdown e fumosi programmi di ripresa delle attività. Il calcio è la terza industria del Paese e pertanto grande tema finito sul tavolo di comitati e ministeri. La data individuata per tornare quantomeno a riprendere le sedute di allenamento nei centri sportivi è quella di lunedì 4 maggio, ma non c’è certezza alcuna che la macchina del pallone torni a muovere subito i suoi ingranaggi. Di campionato da concludere se ne parla troppo e a più voci, ma nel maremagno delle opinioni ci si limita comunque a un corale “attendiamo”. Il Milan ha richiamato in Lombardia undici dei suoi calciatori stranieri rientrati in patria durante il blocco anti Covid-19. Rientreranno tutti in settimana, compreso Franck Kessie che in Costa d’Avorio ha faticato a organizzare il viaggio di rientro: mancanza di voli. Tutti saranno in Italia entro il weekend e per quattordici giorni saranno obbligati all’auto-isolamento imposto da uno dei tanti decreti del Presidente del Consiglio. Due settimane in casa lontano da tutti, unico compagno di quarantena un tapis roulant o al massimo una cyclette. O altre attrezzature specifiche per tenersi in forma che il Milan non farà mancare ai suoi atleti.
Milan, cosa fa Ibrahimovic?
Ibra ha scelto di aspettare che il cielo torni sereno. Intanto che il governo fissi una data di ripresa definitiva delle attività agonistiche e che si sblocchi il “via libera” chiesto dalla FIGC ai ministeri. Quando l’orizzonte sarà più chiaro, Ibra salirà su un volo charter e rientrerà a Milano. Per il momento, in accordo con il Club, preferisce proseguire la sua preparazione in Svezia, supportato da una normalità che in Italia in questa fase dell’emergenza di certo non troverebbe. Meglio l’erba dei campi di Stoccolma al nastro del tapis roulant che lo attende in albergo a Milano, seppur con tutte le comodità del caso. Il Milan ha accettato le richieste di Zlatan senza muovere ciglio.
Una decisione accettata dal gruppo
Resta il giocatore chiave del gruppo, il punto di riferimento, i gradi anche per l’età vanno oltre quelli del Capitano. Alessio Romagnoli è ragazzo troppo intelligente per non capire il valore di Zlatan e quanto conti la sua leadership per la Società. Così come Kessie, avvisato da Casa Milan e costretto al rientro. E gli altri stranieri del Milan ai quali spetta dalle prossime ore la clausura di due settimane. Ibra è Ibra, se il Milan è rinato in stagione è soprattutto merito suo. Va aggiunto poi che il più allenato di tutti avendo beneficiato di una libertà sconosciuta alla maggior parte dei Paesi colpiti dal contagio, e che non patisce le soste nonostante quei 38 anni alle spalle inizino a farsi sentire. A gennaio arrivò a Milanello ed entrò subito in campo dopo mesi senza mai giocare partite vere. E fu decisivo. Può rimanere a Stoccolma e dribblare l’auto-isolamento a Milano in attesa di nuovi sviluppi. Nessuno ha alzato il dito per dissentire.