Le ultime dichiarazioni del professore (62 anni il prossimo 29 giugno) rendono meno sfocato il quadro della situazione: il Milan avrebbe individuato nell’ex coach del Lipsia la strada tecnica (la prima scelta) per inseguire la svolta italiana ed europea.
Affogata nell’ultima smentita si annida un fondo di verità. «Ci sono stati alcuni contatti in passato, dei sondaggi vaghi». Ralf Rangnick, il professore che tanto piace a Ivan Gazidis per il suo Milan del futuro, non chiude completamente la porta a sviluppi in rossonero. Parole di circostanza le sue, il momento delle conferme vere e proprie arriverà più avanti. Oggi – dice all’emittente Mdr – «Non c’è niente di vero, nulla di concreto». Nessun accordo raggiunto.
Eppure in casa Milan c’è chi giura che Rangnick e Gazidis abbiano già stilato un corposo pre-accordo e il professore tedesco abbia avuto mandato in tempi non sospetti per sondare il mercato e delineare sulla carta la struttura del suo nuovo Milan. Con tanto di budget, 100 milioni di euro prima che l’emergenza Covid-19 congelasse l’economia mondiale. Una cifra che oggi si aggirerebbe intorno ai 75 milioni.
Qualora la pista Rangnick fosse davvero percorribile e soprattutto confermata, senza giri strani di parole, c’è un altro nodo da sciogliere prima di mettere tutto nero su bianco e riguarda le competenze. L’attuale Head of Sport and Development Soccer della Red Bull potrebbe pretendere il comando dell’area tecnica su più livelli, da quello basico dello scouting a quello più prossimo le scelte di mercato legate alla Prima Squadra. Un manager all’inglese insomma. Dall’altra parte, il Milan potrebbe avanzare invece la contro-proposta di un team di lavoro con scopo operativo ma non del tutto decisionale – nel quale farebbe parte anche Paolo Maldini, intenzionato a non liberare la propria scrivania a Casa Milan – con poteri ultimi e decisivi affidati esclusivamente a Ivan Gazidis, che dal licenziamento di Boban ha assunto il ruolo – nella pratica – di capo del dipartimento sportivo.
Un nodo ingarbugliato perché prende in causa più figure dell’attuale management: anche sul ruolo di Frederic Massara il Club dovrà fare attente valutazioni, così come sulla posizione – saldissima – di Geoffrey Moncada, capo scout del Milan, che potrebbe non digerire l’influenza di Rangnick sul suo operato, fin qui eccellente, e considerato punto di forza per la scalata nel grande calcio. Forse anche per questo è il momento di negare: «Non c’è nulla di vero». Ma si scrive e se ne parla. E Boban per i presunti contatti tra le parti è stato rapidamente allontanato. Un fondo di verità c’è, fin qui siamo tutti d’accordo.